Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo
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L'uomo politico

"Io sono sacerdote, non un politico"
Luigi Sturzo

Appello "agli uomini liberi e forti" - 1919

.... Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali - la famiglia, le classi, i Comuni - che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perchè lo Stato sia la più sincera espressione del potere popolare, domandiamo la riforma dell'Istituto Parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto alle donne, e il Senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici, amministrativi, e sindacali....
Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, ispirandoci ai saldi principii del Cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell'Italia: missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi, di fronte a stravolgimenti anarchici di grandi Imperi caduti, di fronte a democrazie socialiste che tentano la materializzazione di ogni idealità, di fronte ai vecchi liberalismi settari, che nella forza dell'organismo statale centralizzato resistono alle nuove correnti affrancatrici. ....

da "Il Popolo Nuovo" del 30 gennaio 1924, L'appello della Direzione del P.P.I.

scritto ma non firmato da Luigi Sturzo

...Il nuovo metodo elettorale, che i popolari hanno combattuto e non cesseranno di combattere, mette in condizioni di inferiorità i partiti autonomi di fronte alla lista governativa, che può dirsi eletta prima ancora che venga dato il responso delle urne....
La posizione di minoranza nella nuova assemblea legislativa darà agli eletti della lista popolare carattere di maggiore autonomia e funzione di controllo; non ci esonera, di fronte a noi stessi, nè di fronte alla coscienza pubblica, dal dovere, comune ad ogni partito di tendere a rappresentare più efficacemente le correnti che a noi fanno capo e di agitare le nostre idee, perchè diventino elementi direttivi di governo. Il nostro programma rimane identico oggi come nel 1919 nella caratteristica democratica e nella sua ispirazione cristiana, nella sua visione di solidarietà internazionale.
La bandiera allora spiegata per la libertà, l'insegna allora assunta: " lo Scudo Crociato con il motto Libertas" sono oggi la nostra bandiera e la nostra insegna.
La lotta contro lo Stato accentratore e panteista, iniziata con il primo appello ai "liberi e forti" è la lotta nostra ancora oggi, che si moltiplicano i tentativi di centralizzazione e di intervenzionalismo statale, che invadono e turbano ogni attività individuale e collettiva.
Lo Stato da noi allora invocato organico e popolare contempera la sua autorità con la libertà, il suo potere centrale con le autonomie locali, il suo fine sociale con le organizzazioni di classe, il suo compito direttivo e integrativo con le libere iniziative.
La Sua autorità, da noi sempre sostenuta, è basata sulle libertà civili e sulla legge uguale per tutti e resa effettiva dai consensi morali del Paese. ....
Il nostro sentimento religioso, mentre ci fa lieti di quanto, anche da avversari, anche con altro spirito, viene fatto a vantaggio della Fede Cattolica, altrettanto ci fa rigidi contro ogni tentativo di asservimento morale che in nome della religione, cercata a puntello di partiti e di classi, possa essere compiuto a danno del popolo e delle libertà della Chiesa. ...

Luigi Sturzo ai Popolari d'Italia - Londra, 18 gennaio 1926

Cari Amici,

Oggi, lontano da voi, nel difficile momento che si attraversa, il ricordo del giorno della nascita del Partito Popolare Italiano, sette anni fa, è per me di commozione soave e triste, pieno di amarezze e di speranze.
Noto: il nostro Partito è stato sempre avversato da tutti gli altri partiti e da tutte le correnti politiche, da allora ad oggi, sempre; ora si accaniscono contro gli ex amici: il coro è completo. Se non è questo un segno di bontà, non vi è simile nel mondo.
Bisogna approfondirne il significiato: il Partito Popolare sorse rivendicando la libertà nel campo sociale contro il monopolismo socialista; nel campo scolastico, amministrativo, economico e religioso contro il monopolio democratico-liberale e il centralismo di Stato. Infine esso ha dovuto rivendicare anche le libertà politiche contro il regime fascista. La sua missione a favore della libertà vera lo rende inviso a quanti vogliono la libertà per sè, o mascherandola col monopolio statale, o con il monopolio di classe, ovvero annullandola con la dittatura di partito.
Però, mentre nella lotta per le libertà sociali, amministrative, economiche, scolastiche e religiose in confronto a socialisti e demo-liberali, vi era un terreno comune sul quale si poteva lottare, cioè: il terreno di eguaglianza dell'esercizio dei diritti politici; questo terreno manca del tutto nella lotta contro il Fascismo. .....

Carmelo Caristia - senatore della repubblica negli stessi anni di don Sturzo. [2]

L'ingresso [di don Sturzo al Senato, in occasione della sua nomina a senatore a vita] fu trionfale. Ricordo ancora l'applauso entusiasta, che salutò la fine del suo primo discorso da tutti i banchi, salvo, s'intende, quelli delle sinistre, ma che furon forse sole, sia detto in parentesi, a comprendere il senso e la carica esplodente di quelle parole. Gli applausi divennero meno calorosi nei discorsi successivi. Si può dire che il vecchio statista era già, negli ultimi anni, isolato o quasi isolato. Le precauzioni e le preoccupazioni si andavano moltiplicando nel piccolo mondo in cui ognuno vuole avere la sua parte di gloria o utilità. Fu così che i suoi progetti rimasero, in buona parte, archiviati o respinti da votazioni di maggioranze, di cui non possiamo e non dobbiamo scrutare le intenzioni. Se poté giungere in porto felicemente la legge sulla proprietà contadina, si salvò a stento quella sulle incampatibilità parlamentari ....
Gli altri progetti non ebbero la stessa fortuna e, quel che è degno di nota, non ebbe buona fortuna nemmeno quello presentato alla vigilia delle ultime elezioni politiche sulla riforma del Senato, riforma limitata a pochi punti, anche se di straordinaria importanza, ma che trovò in quasi tutti i colleghi una opposizione concorde. Il proponente esperimentava così sulla propria pelle lo strapotere dei partiti. Anche qui la sua voce si perdeva nel deserto. Ad onta di ciò la quinta Commissione Finanze e Tesoro, di cui faceva parte e che frequentò puntualmente finché le condizioni di salute glielo permisero, poté, per parecchi anni, godersi della sua preziosa esperienza.
Ma non so per quali disegni impescrutabili la Provvidenza aveva serbato all'ultima tappa della sua lunga vita le più amare illusioni ed incomprensioni. Non ultima, fra le tante, il graduale decadimento di quella autonomia regionale che fu tra i sogni più grandi della sua giovinezza e che doveva, per prima, schiudere le porte del governo regionale al nemico ch'egli andava combattendo senza posa da molti anni. .....

Michele Pennisi - presidente della commissione storica per la causa di canonizzazione di don Sturzo. [1]

... Per i conservatori cattolici dell'inizio del secolo scorso era considerato un progressista, per i seguaci più accesi di Romolo Murri un temporeggiatore, per i cattolici liberali un intransigente, per i socialisti massimalisti era definito con disprezzo un "riformista" mentre per un liberale rivoluzionario come Gobetti il " messia del riformismo", per la propaganda fascista un "prete intrigante", per il progressismo cattolico degli anni Cinquanta un "retrivo", per i neo liberali un "profeta del libero mercato", per gli affaristi della politica un "povero illuso".
Anche in vasti settori del mondo cattolico c'è stato quasi un ostracismo nei confronti di Sturzo, verso il quale perdura quello che è stato definito un "esilio culturale". Molti cattolici hanno preferito studiare il pensiero di pensatori d'oltralpe piuttosto che quello sturziano, che invece riscuoteva interesse all'estero, spesso da parte di quegli stessi autori che si prendevano a modello.
Basti citare per tutti Jacques Maritain, che lo considerava una delle più grandi figure storiche del pensiero sociale cristiano. .....

Luigi Sturzo sentì come una sua missione quella di introdurre la carità nella vita pubblica nella convinzione che la carità cristiana non può ridursi solo alla beneficenza o all'assistenza, ma deve essere l'anima della riforma della moderna società democratica nella quale le persone sono chiamate a partecipare responsabilmente alla vita sociale per realizzare il bene comune.
La carità cristiana, per Sturzo, non può essere dissociata dalla ricerca della giustizia, la quale è determinata dall'amore verso il prossimo, che a sua volta è generato dall'amore verso Dio.
Da queste premesse Sturzo concepirà la politica come dovere morale e atto d'amore. L'amore, considerato come il cemento che dà coesione e armonia alla vita sociale, non sopprime per Sturzo la dialettica politica, ma la corregge, la eleva e la perfeziona. ....

A scanso di equivoci dobbiamo precisare che don Luigi Sturzo, rilevando la necessità che il prete prendesse sul serio le indicazioni del magistero della Chiesa in campo sociale, non concluse, per questo, sull'opportunità generalizzata che il clero s'impegnasse direttamente nell'attività politica e sociale, anche se non escluse che, in determinate circostanze eccezionali, il sacerdote che ne avesse le attitudini e che sentisse questa vocazione, potesse e dovesse impegnarsi in quel campo.
Egli, con autentico spirito cattolico, eviterà di prendere le Encicliche dei Papi come manifesti programmatici di movimenti particolari all'interno del modo cattolico, rivendicherà per i cristiani una legittima pluralità di posizioni nelle scelte sociali e politiche, senza imposizioni forzate, falsi unanimismi, scomuniche inopportune. ...

La "carità politica" si rivela di grande attualità, in un momento in cui assistiamo a un disamore nei confronti della partecipazione politica da parte soprattutto delle giovani generazioni e a una crisi dello spirito di solidarietà tra individui, classi e nazioni. Il prendere sul serio il nucleo fondamentale del pensiero di don Luigi Sturzo, come di altri esponenti del cattolicesimo sociale, avrebbe evitato rigurgiti integralisti, illusorie fughe secolaristiche, ubriacature politiche, spiritualismi non si sa fino a che punto ingenui nel demonizzare la politica. L'importanza del contributo di Sturzo al problema del rapporto tra carità cristiana e impegno politico non sta tanto nel fatto che egli abbia trovato delle formule magiche adatte a ogni situazione e a ogni ambiente e capaci di dipanare come d'incanto tutta una serie di questioni complesse, ma nell'aver indicato con la sua vita e con i suoi scritti una serie di orientamenti, che rimandano a un impegno creativo e responsabile per realizzare una prassi politica animata dalla fede, vissuta come esigenza intrinseca dell'amore cristiano, in spirito di servizio e di dialogo con gli uomini del nostro tempo.

[1]tratta dal libro di Salvo Millesoli "Don Sturzo. La carità politica." edizioni Paoline, 2002
[2]tratta dal libro di Luigi Giuliani "Don Sturzo. Uomo di Dio." Centro Internazionale Studi Sturzo

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